Negli ultimi anni il settore della ristorazione si è trasformato rapidamente. Una delle tendenze più interessanti (e sempre più in ascesa) è quella del Fast Casual Dining, una formula perfetta per l’ambiente cittadino e metropolitano perché capace di conciliare le esigenze di rapidità della vita quotidiana con un’esperienza culinaria di qualità.
Ma cerchiamo di andare con ordine. Quando parliamo di Casual Dining ci riferiamo alla “ristorazione informale”: quella di fascia media, che sta tra il cosiddetto fast-food (con scontrino medio attorno ai 10 €) e il fine dining, i ristoranti più ricercati dove un pasto costa mediamente sui 50 € a persona.
Il formato Fast Casual indica quindi quei locali dal costo medio (15/30 €) che mantengono però alcune caratteristiche e vantaggi tipici della ristorazione veloce. Parliamo quindi di ristoranti informali, trendy, che offrono piatti di qualità e materie prime selezionate accompagnate da un servizio veloce. Ad apprezzare questo tipo di proposte sono stati inizialmente i più giovani (che spesso non amano stare seduti a lungo al ristorante), ma presto questo modello di ristorazione ha iniziato a riscuotere successo anche presso un pubblico più maturo, complice anche la comodità del servizio rapido, perfetto per le pause pranzo lavorative.
Nelle nostre città, il Fast Casual Dining sta andando sempre più a sostituire il fast-food; anche nelle pause pranzo, al toast o all’insalata del bar si preferisce sempre più spesso una proposta magari un pochino più costosa, ma salubre e originale. Oggi, infatti, i consumatori sono più consapevoli: anche per i pasti veloci cercano cibo salutare e di qualità, fanno più attenzione alla provenienza delle materie prime e all’esperienza complessiva offerta dal locale.
Non stupisce quindi che molti degli esempi di successo di Fast Casual Dining siano locali con un forte food concept e che pongono particolare attenzione al design degli interni.
Alcuni esempi di applicazione intelligente del Fast Casual vengono sicuramente dal mondo della cucina green, attenta alla dieta vegetariana, vegana o anche crudista. Basta pensare a Macha Café, una catena di bistrot nati a Milano e recentemente trapiantati a Torino, che offre piatti healty con influenze giapponesi, oppure a Solo Crudo, con sede a Roma e a Milano, che propone un meno rigorosamente crudista.
Altre formule interessanti rielaborano la cucina tradizionale e territoriale in chiave gourmet, talvolta contaminandola con suggestioni che vengono dall’estero. Ecco quindi nascere gli hamburger con ingredienti locali, le osterie 2.0 o lo street-food di qualità, capace di conquistare anche palati più esigenti.
Pasta, pizza e pasticceria non sono immuni da questa tendenza: basta pensare al successo di format come Miscusi o Berberé.
Infine, il Fast Casual va forte per le soluzioni fusion o di ispirazione orientale. Un esempio di successo è la catena Temakinho, presente in 8 città italiane e all’estero, che unisce la cucina giapponese a ingredienti tipici della tradizione culinaria brasiliana.
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